I disturbi e le disfunzioni sessuali possono avere sia una causa organica che una causa psicologica e non di rado entrambi i fattori si presentano associati. In entrambi i casi è comunque utile un supporto psicologico,
dato che avere una difficoltà in tale area del funzionamento personale suscita sempre forti angosce ed un
incremento dell’ansia.
A sua volta, uno stato ansioso elevato peggiora ulteriormente la componente
fisiologica del problema creando un circolo vizioso autoperpetuante. Tra i disturbi sessuali in cui la causa
può essere psicologica vi sono senz’altro i disturbi del desiderio sessuale, l’impotenza, l’eiaculazione
precoce ed il vaginismo. In questi casi è molto utile considerare il problema come un problema di coppia
che non come semplicemente un problema individuale, intrapsichico. In tali casi il “paziente” è la coppia e
la disfunzione sessuale di uno dei due partner è il prodotto di una disfunzione della coppia.
Vi sono
certamente situazioni in cui il problema è individuale ed il trattamento psicoterapico viene impostato come
una psicoterapia individuale (sebbene abbia sempre radici relazionali): è questo il caso, per esempio, di
quelle persone che soffrono di impotenza o vaginismo quando hanno rapporti con i partner verso cui
nutrono forti sentimenti, ma non hanno disturbi sessuali se hanno rapporti sessuali occasionali con persone
verso cui non provano affetto.
La causa di ciò è in questi casi è il terrore dell'intimità, che genera una fobia
che confligge con i paralleli desideri di vicinanza. Il compromesso e la soluzione del conflitto trova allora nel corpo la sua risposta attraverso l’impossibilità fisica di avere rapporti sessuali. Anche scindere l’affetto dalla
sessualità è un modo per soddisfare entrambi i bisogni in una modalità che fa sentire più protetti dalla
paura del coinvolgimento
Più spesso, però, come dicevo, il problema sessuale di un partner è il sintomo di
un problema nella relazione della coppia. Vi sono in queste coppie conflitti inespressi e sotterranei che non
possono essere esplicitati ed affrontati per paura di una crisi e di una possibile “rottura del rapporto”. Tali
conflitti sono di natura emotiva, ma vengono spostati sul piano somatico, “somatizzati” appunto, perché
ritenuti più “digeribili” così, che non affrontandoli “sul loro terreno”.
Ma la rabbia, l’ansia e le emozioni
represse agiscono attraverso il sistema neurovegetativo sul funzionamento fisiologico degli organi sessuali relativi disturbi (per esempio l’impotenza). “Il portatore del sintomo” allora diventa quello che
deve andare a farsi curare e che incarna tutte le difficoltà. Assume insomma nella coppia il ruolo del malato
e ciò è protettivo sia dell’equilibrio della coppia (evita l’accendersi di una crisi su altri livelli) che anche
dell’equilibrio individuale della persona “malata”, perché è solo il suo funzionamento biologico (apparentemente) che non va, è il suo corpo che “l’ha tradito” e rende infelice se stesso ed il partner.
E così
può negare di prendere contatto con la sua sofferenza e la sua insoddisfazione. È la stessa dinamica che c’è
alla base dei disturbi psicosomatici; sono tutti tentativi di evitare il conflitto emotivo tramite lo
spostamento del problema su un livello biologico, che nega la natura psichica e relazionale della sofferenza.
|